Viviamo in un momento di emergenza continua che impone e comporta la necessità di essere sempre in movimento, cercando di riuscire a mantenere un equilibrio in assenza di punti fermi. Come direttore d’orchestra ritengo che questa “agilità” sia oggi indispensabile per le organizzazioni musicali e non. Il musicista impara da subito di essere precario a vita poiché nulla è certo ed eterno nella sua professione: deve quindi essere sempre pronto a fronteggiare qualcosa di imprevisto a cui è necessario reagire.
Altrettanto importante è salvaguardare ed accrescere il senso di appartenenza e di identità culturale all’interno del gruppo con cui e per cui si lavora. Le grandi istituzioni musicali che oggi sono vincenti dal punto di vista commerciale sono quelle che hanno capito che le persone, il pubblico, non vogliono più semplicemente prendere parte a eventi musicali e culturali, ma cercano anche e soprattutto un senso per ritrovarsi insieme. In questo senso, coinvolgere le persone e farle sentire partecipi e protagoniste e non soltanto spettatrici dell’esperienza che stanno vivendo è fondamentale.
Facendo riferimento al panorama musicale attuale, cito spesso l’esempio offerto dall’orchestra sinfonica di S. Cecilia di Roma, oggi ritenuta una delle migliori al mondo grazie certamente all’importante lavoro condotto dal suo direttore che ha impresso a tale istituzione un nuovo slancio e nuovi obiettivi. L’azione migliorativa del maestro Pappano ha comportato modificazioni di gerarchia (rinnovando quindi gli asset interni della struttura) e ha proposto nuovi e coinvolgenti programmi dell’orchestra che ha intercettato nuovo pubblico. In questo senso, è stata fondamentale la costruzione di una nuova sede, L’Auditorium Parco della Musica, un luogo inclusivo dove le persone si recano per ascoltare musica ma anche per vivere un’esperienza di condivisione.

E l’inclusività può essere possibile solo se riusciamo davvero a comprendere le persone a cui ci rivolgiamo: quello che sempre raccomando ai miei allievi è infatti capire i gusti e le scelte degli altri proprio per realizzare al meglio la propria funzione; in questo modo si evita il rischio di rimanere legati a schemi del passato e di diventare custodi di un “museo” che sempre meno persone avranno il desiderio di visitare.
