Ho iniziato il mio percorso di studi in Economia Politica alla Bocconi dove mi sono laureata in intermediari finanziari internazionali col prof. Claudio Dematté, che divenne anche mio mentore. Trascorsi un paio di anni come assistente ricercatrice, sentita l’esigenza di andare all’estero mi candidai come visiting presso la New York University con cui la Bocconi aveva avviato un rapporto di scambio. Nel frattempo, fui contattata dalla World Bank per una consulenza internazionale e colsi l’opportunità di lavorare a Washington per alcuni mesi, periodo molto stimolante che mi convinse di trattenermi all’estero. Da Washington mi spostai a New York dove conseguii un MBA in Finanza, un’esperienza molto formativa.
Il mio primo lavoro fuori dall’ambito accademico fu a Milano presso la Citibank, la banca estera più importante in Italia, in qualità di Senior Financial Analyst nel settore del finanziamento delle imprese. Fu un’ottima scuola: ebbi infatti la possibilità di lavorare in una banca internazionale, già al tempo multiculturale ed estremamente imprenditoriale, con una grande cultura di servizio al cliente e di eccellenza, sempre aperta a nuove idee e progetti. Scegliere fra le prime esperienze professionali grandi scuole che possano impostarci nel nostro approccio al lavoro, nell’execution e nel metodo ritengo infatti sia determinante nel percorso di ciascuno di noi ed è un consiglio che mi sento di dare a qualsiasi giovane ancora oggi.

Successivamente entrai in una holding di partecipazione quotata, col ruolo di investor relator e di pianificazione e controllo delle controllate quotate, occupandomi di progetti e operazioni che ne miglioravano la performance. Anche questa si rivelò una scuola eccellente: sebbene fosse un ambiente meno strutturato e più familiare rispetto a Citibank, era stimolante poter portare una cultura finanziaria e di mercato al management delle controllate e approfondire dinamiche settoriali diverse. Purtroppo la crisi dell’immobiliare arrestò molti progetti e anzi emerse l’esigenza di focalizzarsi sulla ristrutturazione del debito e sulla separazione degli immobili dalle altre partecipazioni, dovendomi così occupare di una serie di cessioni e razionalizzazioni.
Forte della mia esperienza di investor relator che mi consentì di aprire un dialogo con analisti, partecipanti al mercato e investitori, capii che il mio passo successivo doveva essere lavorare per i mercati. Fu così che accettai un nuovo progetto propostomi da Borsa italiana – che stava evolvendo in una realtà privatizzata e imprenditoriale – non temendo di lasciare una posizione molto senior e affermata in un gruppo quotato per avviare un progetto di startup che consisteva nel lanciare il Nuovo Mercato per aziende ad alta crescita innovativa nell’arco di pochi mesi. In quell’occasione ebbi dunque il coraggio di osare, di prendermi dei rischi: sono infatti convinta che intraprendendo percorsi diversi, sebbene a scapito di qualche privilegio di seniority, si abbia l’opportunità di crescere molto. E infatti quella in Borsa italiana fu una bellissima e proficua esperienza dal punto di vista sia dei contenuti che della possibilità che ebbi di sviluppare nuove competenze, in particolare nelle relazioni con emittenti, intermediari e investitori, nella messa a punto di programmi di promozione del mercato primario e secondario di mercati finanziari, nella comunicazione finanziaria; inoltre mi permise di creare molte relazioni e un forte network, diventato poi un patrimonio molto importante anche nel seguito della mia esperienza.
Nel 2003 assunsi il ruolo di Responsabile italiana per Standard &Poor’s, all’epoca già presente con i servizi di rating ma che intendeva espandere il business in Italia, ottenendo dopo anche la responsabilità per il Sud Europa. Fu un’esperienza notevole, che mi permise di lavorare ancora con intermediari, investitori ed emittenti e al tempo stesso di operare in un contesto internazionale di altissima professionalità e in diversi ambiti dei servizi analitici finanziari. Qui inoltre, così come anche in Banca italiana, ho condiviso molto i valori di S&P di indipendenza, eccellenza, integrità.
Dopo 12 anni in Standard &Poor’s giunse per me il momento di avere un ruolo da professionista anche in altri gruppi. Iniziò così la mia esperienza in numerosi consigli di amministrazione lavorando in società quotate, come Luxottica, Autogrill e Unicredit. Ho avuto il privilegio di operare come unico amministratore indipendente nella risoluzione delle quattro “Good Banks” (Nuove Banche Marche, Etruria e Lazio, Cassa di Risparmio di Ferrara e Chieti), processo conclusosi positivamente con la cessione di tre banche al gruppo Ubi e di una al gruppo Bper. In tale progetto il mio compito è stato anche di interfaccia con gli stakeholders, con le comunità, con i regolatori e tutte le istituzioni locali. Ho lavorato con persone di altissimo profilo con un gran spirito di squadra e in una situazione molto complessa e sfidante. Quando siedi in un CDA devi tener conto non solo degli azionisti ma di tutti gli stakeholders per capire quali sono le decisioni che possono rispondere meglio alle diverse esigenze e priorità.
Un aspetto che terrei a sottolineare, anche alla luce della mia personale esperienza, è quanto sia importante capire i propri punti di forza e lavorare principalmente su quelli. Non tutti i contesti sono infatti adatti a noi: ho sempre scelto nel mio percorso dimensioni che mi hanno offerto la chance di scoprire risorse che non pensavo di avere. In Borsa, ad esempio, è emersa la mia capacità di comunicazione e costituzione di un network che non avevo mai sperimentato prima. In Standard &Poor’s, potendo lavorare in contesti multiculturali, ho potuto sperimentrae il valore di team molto diversi e globali.
Certe volte sapere dire di no è importante.
Bisogna avere anche il coraggio di chiedere aiuto in certi momenti di difficoltà, affidandoti a persone che stimi e che possano consigliarti. Col mio mentore, Claudio Dematté, così come con altre figure di fiducia, mi sono sempre confrontata. È importante saper ascoltare, accettare punti di vista diversi, aprirsi all’esterno, anche ai giovani che spesso riescono a sorprenderci con grandi idee. È fondamentale assumere che c’è sempre da imparare dall’esperienza, chiedersi cosa si poteva fare meglio, usare le esperienze, anche quelle più difficili, per trarre delle lezioni professionali e di vita. Qualsiasi obiettivo si raggiunge grazie a un lavoro di squadra: sapendo lavorare con gli altri, estrarre il meglio da ciascuno, facendo del proprio team una forza condivisa da tutti.
