Sono nato in Libia da una famiglia ebraica. All’età di sedici anni mio padre, che proveniente da una famiglia povera non ebbe l’opportunità di studiare ma ben sapeva quanto l’istruzione fosse importante, mi iscrisse al Politecnico di Milano dove mi sono laureato in ingegneria chimica all’età di soli ventun anni, ottenendo così dal Presidente della Repubblica il premio come “più giovane ingegnere d’Italia”.
Dopo la laura decisi di fare il militare, nonostante avrei potuto evitarlo, ritenendo fosse doveroso fare quell’esperienza, ed entrai così in aeronautica come ufficiale. Durante questo periodo mi fu proposta dal Politecnico un’attività di ricerca e successivamente entrai nel team di una media azienda Italiana, attiva nel settore dei componenti per l’aria condizionata, grazie alla quale mi avvicinai per la prima volta al mondo del business. Conseguito un Master in Business Administration presso la scuola di gestione d’impresa INSEAD fui infine selezionato da McKinsey, con la quale ho condotto un lungo percorso conclusosi nel 2006. A quella realtà devo uno sviluppo personale, grazie al diretto contatto con persone di grandissimo valore, per cui ho imparato a rapportarmi con gli altri nel modo più adeguato, a essere una persona migliore, e di cui ho sempre apprezzato il sistema valoriale e l’importanza riconosciuta alla meritocrazia, per me imprescindibile.
Terminata la mia esperienza in McKinsey, ho avuto modo di lavorare con manager di altissimo livello, impegnato nella creazione di startup e svolgendo attività di advisor di vari fondi di private equity. Sono stato Vice Presidente e membro del Consiglio di Amministrazione di note realtà; oggi opero in una società israeliana quotata al NASDAQ.
In tutto il mio percorso professionale ho creduto fortemente nella meritocrazia, ovvero in quella selezione competitiva che presuppone un costante impegno in una sfida continua. E in tutte le realtà che ho frequentato ho apprezzato il rispetto verso tale valore. A mio avviso, infatti, le società migliori sono quelle in cui la meritocrazia funziona meglio. Selezionare è sicuramente una delle cose più difficili al mondo, soprattutto quando si sale di livello e l’attenzione è rivolta non tanto sulle hard skill, quanto sulle soft. Ma è proprio attraverso una selezione efficace che si può cercare e trovare l’eccellenza e mediante la meritocrazia trattenere i talenti.
La meritocrazia è un sistema di valori, fondato sui principi di eguaglianza, giustizia e trasparenza, che valorizza l’eccellenza indipendentemente dalla provenienza, ovvero da ceto, famiglia di origine e sesso. Significa dunque impegnarsi a non disperdere i propri talenti e permettere che il merito dei singoli, misurato in modo oggettivo e fattuale, possa esprimersi nella sua pienezza.

Il principale consiglio che mi sentirei di dare è dunque quello di aver chiara l’assoluta importanza di saper scegliere le persone della propria squadra e soprattutto di imparare a lavoraci bene assieme, la cosa più importante. Un tempo si cercavano persone solide, competenti, determinate e affidabili; oggi a tali caratteristiche si antepongono il saper motivare, la flessibilità, l’empatia, ovvero quell’attitudine a comprendere veramente le persone, quelle capacità di interazione e sensibilità che oggi sono fondamentali.
Importante e saggio è anche cercare figure di pari o più alto livello con cui confrontarsi. Il bravo amministratore ti incoraggia a sfidarlo, ti chiede quello che pensi, comprende la necessità di conoscere l’opinione degli altri. Da qui anche il consiglio di non rimanere troppo chiusi dentro la propria realtà ma di aprirsi all’esterno per vedere e capire veramente quello che ti sta attorno.
