Fin dalla mia giovinezza ho avuto una grande passione per il mondo delle automobili, quella che certamente mi ha aiutato a raggiungere importanti traguardi nel mio percorso professionale. Ho infatti sempre pensato che applicarsi su qualcosa verso cui si nutre una personale passione non solo risulti più semplice ma riesca anche meglio, proprio perché quella naturale curiosità e propensione ad approfondire e aggiornarsi su ciò che piace offre molte più opportunità di mettere in pratica idee meglio di quanto abbiano fatto altri, se non addirittura di averne di nuove.
Appassionatomi di economia durante l’ultimo anno di liceo, trascorso negli Stati Uniti grazie a una borsa di studio, ho conseguito una laurea in Economia Politica presso l’Università Bocconi di Milano e successivamente un Master in International Business. Seguendo il mio sogno da bambino, sono poi subito entrato nel settore automotive lavorando in Francia per Michelin, azienda della quale ho apprezzato e fatto proprio un grandissimo senso di concretezza e cultura aziendale, nonché di prossimità al lavoro e semplicità che il patron in persona non ha mai mancato quotidianamente di manifestare e diffondere fra i suoi uomini.
Dopo sei anni, il mio desiderio di guardare oltre e ricevere nuovi stimoli mi ha spinto a un grande cambiamento aprendomi al settore della consulenza: l’esperienza in Boston Consulting Group è stata particolarmente intensa e arricchente, mi ha consentito di vedere e comprendere in modo estremamente accelerato tantissime cose di numerose industrie fra loro anche molto diverse e che mi ha trasferito quella cultura di opportuno bilanciamento fra visione strategica di lungo periodo e capacità di esecuzione nel breve.
Dopo due anni, ho ceduto alla mia persistente passione per l’automotive, entrando in Renault presso la sede centrale di Parigi, proprio in un grande momento trasformazione e successo per quella Realtà coincidente con l’apertura di Dacia e con le vittorie collezionate in Formula1 su tutti i circuiti. Quando però mi è stata offerta la posizione di Direttore di vendite Global in Ferrari, non ho esitato a cogliere una tale occasione per me più unica che rara. In Ferrari ho trascorso sei anni e mezzo, seguendo anche l’apertura della prima filiale in Europa. Due grandi cose mi sono rimaste da tale esperienza: innovazione e spirito di squadra. Sebbene siano caratteristiche che un po’ leggo e continuo a leggere all’interno di qualsiasi percorso di successo, in Ferrari più che altrove si sono rilevate veri e propri elementi distintivi che hanno consacrato l’affermazione di un tale grande marchio.
Conclusasi la mia esperienza in Ferrari, sono entrato in BMW, assumendo prima la carica di Presidente Italia presso la sede di Milano, dunque la direzione dell’intera area del Centro ed Est Europa, andando a gestire tutta quella complessità dovuta alla diversità dei paesi e delle culture coinvolte; dopo 3 anni a Monaco come Vice Presidente del Gruppo, sono infine salito alla direzione di Alphabet.

Innovazione e spirito di squadra, ereditati dalla mia precedenza esperienza, ora ben si combinano con gli elementi che trovo più caratterizzanti BMW: organizzazione per processi e coerenza nel tempo. A mio avviso, nessuno di questi elementi però è ormai sufficiente da solo per raggiungere il successo se non combinati a
, proprio poiché sempre più spesso molti prodotti e soluzioni non costruite in house si rivelano più efficienti o di più rapida implementazione. Il tutto, infine, deve assolutamente essere condito da un importante ingrediente che vale in qualsiasi dimensione, non solo lavorativa, e che non sarebbe onesto non citare: il fattore fortuna.
