Rispetto anche a soli pochi anni fa, quando quel giusto mix di visione a lungo termine, pensiero laterale e inclusione potevano fare la differenza, la principale esigenza del leader di oggi, travolto dal caos della trasformazione digitale, è quella che definisco la capacità di sottrarre.

Tutti siamo capaci di aggiungere, ma è arrivato invece il momento di essere in grado di eliminare ciò che non serve

Un’operazione ben più difficile perché presuppone che, dinanzi a una disponibilità infinita di dati, si sia in grado di individuare correttamente cosa effettivamente occorre, sapendo togliere il superfluo e mantenendo solo il necessario. Non è facile e corriamo sempre il rischio di affannarci e perderci nel reperire e trattenere elementi inutili che ci impediscono di vedere ciò che veramente ci serve. Umberto Eco scrive: “Avere troppo è come non avere niente”. Troppe informazioni equivalgono infatti a nessuna informazione. Il leader di oggi, dunque, deve in primis essere capace di scegliere, di selezionare, deve essere semplice, che non significa però essere superficiale.

All’interno del lavoro che oggi società e aziende stanno conducendo in tema di inclusione, economia circolare e costruzione del valore aggiunto, un altro aspetto che ritengo sia prioritario è il concetto del dono, ovvero la consapevolezza dell’importanza di “regalare” competenze. Molto difficile da far capire, quello del dono è in realtà un concetto profondamente egoistico nel senso più “giusto” del termine: io ti dono perché così è anche meglio per me, e non solo per gli altri. In questo senso, l’azienda deve aprirsi verso l’esterno e offrire quante più opportunità possibili non perché sia “buona”, ma perché deve facilitare il lavoro, garantendo sul territorio diversità e inclusione che possono solo consentire una maggiore crescita e migliori performance.

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