A mio avviso sono due le priorità trasversali che oggi riguardano il ruolo del top management. Da un lato l’esigenza di garantire una business continuity, sempre e comunque, per essere in grado di fronteggiare e sostenere ogni situazione di difficoltà. Dall’altro, la capacità di tenere viva la motivazione delle persone incentivando responsabilità, indipendenza e creatività nelle soluzioni, affinché i momenti di crisi non vengano mai a impattare sulle capacità generative. È quindi fondamentale che coloro che sono alla guida non ignorino mai l’importanza della delega e della fiducia nei confronti delle proprie risorse.
Considerato inoltre il particolare momento storico che stiamo vivendo, segnato dalle conseguenze della pandemia, non posso non evidenziare un’altra priorità, in questo caso legata all’organizzazione del lavoro in futuro. Sarà infatti fondamentale trovare il giusto equilibrio fra remoto e presenza negli uffici, creando organizzazioni ibride: non bisogna sottovalutare l’importanza dell’ambiente di lavoro, che mantiene un’essenza importante, anche sul piano valoriale e sociale, di identità della società stessa.
Sul piano strategico, credo che la cosa più importante sia continuare a lavorare e a guardare al lungo termine perché, soprattutto nei momenti di difficoltà, la tentazione è quella di concentrarsi su scelte short term e quindi su conseguenze nel breve termine.
Oggi credo infine che all’esigenza di competizione fra le aziende e al focus sul profitto debba sostituirsi l’attenzione al purpose, agli stakeholders e la volontà di collaborare e fare sistema, contribuendo positivamente alla società. In ogni caso, sempre e comunque non dovrà mai mancare il coraggio: oggi viviamo in una cultura che, rispetto al passato, è meno rigida e più disposta ad accettare l’errore, e questo è fondamentale per prendere decisioni giuste con effetti positivi anche nel lungo periodo.
